ott 2015

Copacker-distribuzione, un rapporto che va

Copacker-distribuzione, un rapporto che va

L’indagine presentata da Marca racconta di una filiera dalla connotazione positiva, in cui sono possibili ottimizzazioni. Tutto è migliorabile, a patto che i player aumentino il rapporto di collaborazione.

Prosegue il percorso di avvicinamento a Marca, il salone internazionale nel settore dei prodotti a marchio del distributore, realizzato in collaborazione con Adm, che si terrà a Bologna il 13 e 14 gennaio 2016.
Questi mesi non sono solo il tempo dell’organizzazione, ma anche del confronto e dello scambio di conoscenze tra gli operatori del settore. Nelle scorse settimane, proprio per approfondire i temi più cari alla filiera, si è tenuto un Seminar di formazione – sempre a cura di Marca - per aziende copacker.


Guido Cristini, Full Professor of Marketing, Adem Lab-Università di Parma, e Coordinatore Scientifico di Marca, ci aiuta a fare il punto della situazione, così come emerso dai dati raccolti da un’indagine svolta tra i copacker che saranno presenti al salone.
“Come ogni anno – spiega Cristini – i copacker confermano di intrattenere rapporti molto duraturi con i propri clienti. Segno che la relazione, nonostante alcune criticità, regge, è organica, ed è tendenzialmente di collaborazione. Le aspettative di sviluppo del copaking, tra l’altro, per i prossimi anni, parlano di una crescita significativa. Alcune aree sono considerate di maggiore collaborazione, tra copacker e insegne clienti: mi riferisco per esempio alla realizzazione delle etichette; alla progettazione del packaging; al potenziamento delle attività di ricerca e sviluppo; all’analisi dei trend di mercato per l’individuazione di nuovi prodotti”.


Lavorare insieme

La filiera che si sta analizzando non è, come tutte le situazioni che comprendono le sinergie tra più soggetti, esente da elementi di criticità. Anche a causa degli ultimi anni di crisi, la distribuzione moderna ha assunto un peso specifico di rilievo, nella relazione con i copacker. Questo legame può essere governato in due modi: o attraverso la dimensione della “forza”, che prevede una diversa ripartizione del “valore” sviluppato, che vada a vantaggio solo dell’attore più importante; oppure attraverso una ridefinizione di processi di filiera, che preveda una vera collaborazione in funzione di un efficientamento capace di portare un vantaggio per tutti gli attori. “Quest’ultima è la strada che si auspica la filiera possa prendere”.


Le criticità “pungenti”
L’analisi ha fatto emergere anche alcune aree di miglioramento, segnalate dai copacker che, nell’ottica appena indicata, potrebbero essere risolte con un impegno di tutti i player. Un tema è quello delle “finestre temporali” per il carico/scarico delle merci, legate a penali (per il mancato rispetto delle finestre di consegna) indicate nei contratti. Un altro tema caldo è quello della partecipazione alle aste indette dalla distribuzione moderna: in questo caso, emergono problemi legati alle procedure per la partecipazione, alla tempistica di compilazione, alla complessità dell’intero processo.
Quanto rilevato dall’indagine non racconta solo lo stato dell’arte della filiera: rappresenta un punto di partenza per un efficientamento di tutti i processi. Ovviamente, il suggerimento del professor Cristini è quello di: “Partire dalla misurazione dei processi e dei problemi per giungere a un loro miglioramento. Questo è possibile se copacker e distributori condividono questi risultati e se si impegnano a lavorare su specifici ambiti in maniera verticale, per gruppi di lavoro, in modo da individuare soluzioni concrete da proporre al sistema di filiera. In questo modo i segnali positivi emersi da entrambe le parti potranno realmente armonizzare ulteriormente i rapporti di filiera”.


Copacker-i numeri
1.400 imprese subfornitrici della Gdo
Di queste il 90% ha un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro
35 mila sono gli addetti delle Pmi

 

Elena Giordano
 

torna indietro